venerdì 30 novembre 2012

Il rugby fa bene alla scuola. E viceversa..

Da mondovale del Corriere della Sera..



Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Ho la fortuna di allenare un gruppetto di ragazzi U16 e a un certo punto diventa necessario allenare una piramide di salto nella rimessa laterale. Può capitare, allora, che una delle cose che un ragazzo di prima liceo o istituto tecnico si chieda (e ti chieda) sia questa: “Come faccio a sollevare il mio amico Pippo che pesa 90 kg ed è alto 185 cm?”. Bella domanda. Ora, la risposta potrebbe essere: “Che voto hai preso all’ultima verifica di fisica?”. Strano, ma non così tanto se si pensa… alla regola del parallelogramma. Che in termini di vettori di forza, afferma che quando due linee di forza si intersecano deriva una sola forza (detta risultante) con effetto esattamente equivalente a quello delle due forze di partenza”

 
 
Quanto più è coordinato il sistema “piramide-sollevamento-salto” (nella foto una touche dell’under 16 del Rugby Feltre, allenata dall’autore del post, ndr), tanto più la risultante sarà efficace. Dunque per costruire un efficiente blocco di salto non serve sollevare 100 kg in panca piana, ma è meglio andare bene a scuola. E forse è proprio per questo che nei paesi anglosassoni spesso il coach è anche insegnante di matematica o fisica.
Ci scherziamo su, ma neanche poi tanto, visto che ciò porta a riflettere su un aspetto negativo del nostro sistema scolastico. Nella scuola italiana, il tempo e il valore dati alla pratica (seria) di uno sport sono molto carenti. Tutto viene lasciato alla stoica volontà di eroici insegnanti votati al sacrificio contro tutto e tutti.
In altri Paesi hanno capito che lo sport è un passaggio fondamentale nel percorso formativo di un ragazzo e influisce sulla capacità di portare a compimento l’iter scolastico con successo sul piano della consapevolezza di sé. In altre parole, la pratica (seria) di una disciplina sportiva, nella fattispecie del rugby, aiuta a disciplinare il carattere, fornendo l’energia (volontà, determinazione, spirito critico/autocritico) che occorre per raggiungere anche obiettivi extra-sportivi. Dallo studio al lavoro, alla famiglia. Insomma, la vita. In sostanza, come si dice sempre, il rugby è scuola di vita. Ed è per questo che con la scuola è legato a doppio filo.
Ogni tanto, per scherzo, uso gli argomenti di cui sopra con i miei ragazzi. Forse sarebbe più opportuno parlare con le famiglie, dicendo loro che le fatidiche due ore per tre giorni alla settimana di allenamento dovrebbero essere intese come l’estensione dell’orario scolastico. Stesso valore formativo. Ogni domenica, la “verifica”: sul campo. Stesso impegno, si spera con un di più di divertimento. In termini di autostima, il rugby aiuta ad alzare il rendimento scolastico, anche se mi rendo conto che passando da un problema di fisica alla versione di latino le cose si complicano…

Loris Sartor

Nessun commento:

Posta un commento